Certamente è stato uno dei fast food storici, aperto col nome Burghy, marchio di proprietà dell’imprenditore della carne Cremonini, è stato in seguito acquisito, assieme a tutti i locali del marchio, dalla catena americana. Fu tra i primi ad aprire, nel 1984 (sembra però non sia stato il capostipite di questa tipologia di servizio, preceduto del bar “Al panino”, che ha però negli anni surclassato nella fama), due anni prima dell’altrettanto celebre locale, questo aperto direttamente da Mc Donald’s nella capitale, a piazza di Spagna.

Il locale di piazza San Babila, diventato l’icona dei “paninari”, divenuti popolari anche fuori dal capoluogo meneghino grazie al personaggio televisivo interpretato da Enzo Braschi nella trasmissione Drive-in. “La gente veniva da noi a mangiare, non solo perché era di moda ma anche perché i prezzi erano più che abbordabili”, ricorda Isabella Toniolo, oggi sindacalista della Filcams-Cgil, allora dipendente Burghy.

I costi di gestione alti, soprattutto per l’affitto, sono la causa di questa chiusura. Chiusura che era stata paventata già nel 2015, ma che fu solo parziale, fu infatti riaperto, ma ora la proprietà ha annunciato la chiusura definitiva che è stata fissata per il 6 dicembre.

La chiusura del locale storico, che certamente è molto più rumorosa rispetto a quella di locali periferici, si somma a problemi con l’Antitrust, chiamata da alcuni affiliati che lamentavano le condizioni capestro della società controllante, istruttoria che non ha erogato sanzioni dirette, ma ha imposto degli impegni alla società che limitano il potere di controllo che questa aveva nei confronti degli affiliati.

Letizia Rossi