Era il mese di luglio, quando il sindaco Gualtieri ha annunciato che avrebbe fatto in modo di rendere gratuito, o quasi, il trasporto pubblico romano, “Penso che sia possibile trovare delle risorse per realizzare un investimento forte per avere la gratuità o quasi del trasporto pubblico, dei treni, degli autobus durante l’autunno”, affermava il primo cittadino solo questa estate.

Appena terminato l’autunno, senza che alcun provvedimento sia stato intrapreso in tal senso, ed ecco arrivare l’annuncio che, dal mese di luglio 2023 il biglietto di corsa semplice passerà da 1,50 a 2 euro, con ricadute sui biglietti giornalieri, e gli abbonamenti mensili ed annuali. La tessera per 12 mesi a Roma dovrebbe passare dai 250 a 350 euro, con un aumento del 40 per cento.

Un aumento che, se in linea teorica potrebbe avere una giustificazione nell’aumento dei costi che la compagnia di trasporto ha subito per via del rincaro dei carburanti, inserita in un quadro come quello romano, con una metro sempre meno efficiente, con una flotta bus degna di una città del terzo mondo (o forse neanche di queste), oltre a considerare le ulteriori strette sulla circolazione delle vetture più inquinanti, non è certo giustificato.

Nella condizione del trasporto pubblico romano, l’aumento sarebbe già un elemento poco tollerabile, ma se questo viene collegato all’annuncio del sindaco di pochi mesi fa, sembra veramente la beffa oltre il danno.

È come se un ristoratore si mettesse sulla porta del suo locale invitando le persone a mangiare gratis, e poi alla fine del pranzo, arriva un conto salato.

Quando si fa un annuncio, che induce una speranza nel pubblico, si deve fare tutto il possibile per rispettarlo, e se proprio non si riesce in ciò che si è promesso, si deve evitare, nel tempo di pochi mesi, che avviene esattamente l’opposto di quanto prospettato, altrimenti la figura di Pinocchio è inevitabile.

Letizia Rossi