Numerose polemiche sui social sono apparse dopo l’annuncio di Mc Donald’s dell’apertura di un ristorante della catena a Isernia, da quanto si apprende nell’area presso lo svincolo Isernia nord della superstrada.
Polemiche che riguardano l’offerta alimentare, ritenuta non all’altezza dell’eccellenza gastronomica molisana. Un affronto che il gigante dello junk food non doveva permettersi di fare dinnanzi a cotanta offerta culinaria.
Senza dover in questo contesto prendere le parti dell’azienda americana, oppure dissentire sui valori nutrizionali dei prodotti della catena, mi permetto di ricordare come a Modena, a meno di due chilometri di distanza dall’Osteria Francescana di Massimo Bottura, premiata come miglior ristorante al mondo (persino meglio dei ristoranti di Isernia!), ci sono tre ristoranti della catena Mc Donald’s, così come, alla stessa distanza dalla Pergola di “sua maestà” Heinz Beck ne esiste un altro. Così come sono presenti Mc nei quartieri di Ponte Milvio, San Lorenzo, Pigneto, centri pulsanti della movida capitolina, che nulla tolgono agli altri locali.
Lo stesso discorso vale per Milano, con un Mc affacciato sulla stessa piazza dove si trova il ristorante di Carlo Cracco, oppure presso i navigli, dove nulla si toglie a causa della presenza del Mc alle decine di locali sempre molto affollati.
Forse i cittadini isernini che alzano le barricate nei confronti del fast food dovrebbero pretendere un livello migliore al resto della popolazione, non certo prendersela con chi apre. L’offerta della ristorazione non si migliora limitando le aperture, ma migliorando l’offerta, in modo da rendersi competitivi.
Personalmente, se una sera dovessi andare a mangiare un panino a Isernia, ho almeno tre locali che preferirei rispetto al Mc, ma questo non autorizza nessuno a chiudere la possibilità di esistere a un locale che, tra l’altro, risulta molto attrattivo nei confronti degli adolescenti, che non dovranno certo mangiare tutti i giorni panini e patatine, ma non rischiano di compromettere la loro alimentazione per una “sana schifezza” ogni tanto.

Letizia Rossi