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Archeoclub d’Italia restaura due importanti dipinti a Messina

azio (Pres. Archeoclub Messina) : “Si tratta della Madonna col Bambino di Antonio Catalano detto l’Antico e de La Pietà di autore ignoto. Due dipinti del tardo ‘500”.

Santanastasio: “Restauri anche in altre regioni. Ad esempio nelle Marche stiamo restaurando a Morrovalle la Fonte del Coppo, a Fano abbiamo restaurato l’importante dipinto delle “TRE SANTE”, a Formello nel Lazio, prosegue il restauro degli affreschi della chiesa medioevale. Un grande sforzo delle sedi territoriali”.

“Archeoclub d’Italia, sede di Messina restaura la Madonna col Bambino di Antonio Catalano detto l’Antico e La Pietà che invece è di autore ignoto. Si tratta di dipinti in olio su tela risalenti al tardo ‘500 della Chiesa Maria SS. della Mercede in S. Valentino e La Pietà. Il restauro, tuttora in corso, è a cura dal restauratore romano, Davide Rigaglia. La Madonna col Bambino e La Pietà risalirebbero al periodo che va dal 1575 al 1600.  Si tratta comunque di due opere molto significative per l’arte e la cultura della Sicilia”. Lo ha annunciato, Bernardo Fazio, Presidente di Archeoclub d’Italia di Messina

“La Madonna col Bambino è di particolare interesse. La raffigurazione è desunta dalla venerata icona della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, datata XI-XIII sec. e denominata Salus Populi Romani. Anche qua la Madonna sostiene il Figlio con gli avambracci incrociati e tiene avvolta attorno al pollice la “mappula”, fazzoletto ricamato di uso cerimoniale collegato alla simbologia della Vergine imperatrice; inoltre ha tre dita della mano sinistra distese in un gesto nel quale è stata letta l’allusione alla Trinità. Il Bambino tiene un codice – ha continuato Fazio –  che, a differenza del prototipo romano, reca il monogramma IHS sulla copertina elegantemente decorata in oro. Pur essendo in condizioni di conservazione pessime che offuscano l’immagine, si intuiscono determinati caratteri stilistici e si intravede una tipologia fisionomica specifica, soprattutto nel Bambino e negli angioletti posti agli angoli, che hanno indotto ad attribuire il dipinto al noto pittore messinese Antonio Catalano detto l’Antico. Il restauro, ad opera del restauratore dott. Davide Rigaglia (Roma), portando alla luce gli originari caratteri formali e cromatici dell’opera, potrà permettere l’approfondimento dello studio e un’individuazione più attendibile del possibile autore. Le fonti più antiche, che descrivono la chiesa della Mercede, non citano questo dipinto tra quelli presenti nell’edificio; si ignora sia l’originaria collocazione che l’epoca in cui avvenne il trasferimento nella sede attuale”

La Pietà – Chiesa Maria SS. della Mercede in S. Valentino – Messina Dipinto Olio su tela (cm 115 x 87) del sec. XVI, ultimo quarto (1575-1600) Autore Ignoto

“La storia del dipinto è strettamente legata a quella della chiesa della Madonna della Mercede in cui da sempre è custodito. Come riferisce il padre Placido Samperi, nell’Iconologia della Gloriosa Vergine… del 1644, proprio da questa immagine, che rappresenta la Madonna col Figlio morto davanti alla grotta del sepolcro  – ha concluso Bernardo Fazio, Presidente Archeoclub sede di Messina –   derivava l’intitolazione dell’antica chiesetta alla Madonna di Pie’ di Grotta, poi modificata in Madonna della Mercede per il passaggio di proprietà della chiesa ai Frati Mercedari nel 1595. Dal Samperi apprendiamo che un precedente quadro con La Pietà, oggetto di grande venerazione, fu trasferito in Duomo per garantirne una conservazione più decorosa, in considerazione delle modeste condizioni della chiesetta. Tuttavia i devoti non vollero privarsi dell’immagine e ne fecero eseguire una copia fedele che suscitò anch’essa una diffusa devozione culminata con la fondazione, intorno al 1584, di una Confraternita intitolata alla “Madonna di Piè di Grotta”. Il presente dipinto è quella copia. La raffigurazione, con Cristo disteso per terra e la Madre accanto in ginocchio che lo guarda compassionevole sostenendone il capo, rinvia alla produzione pittorica e scultorea quattro e cinquecentesca, di matrice nordica, in particolare fiamminga e tedesca, ampiamente diffusa nel territorio messinese”.

Archeoclub ha in corso restauri in tutta Italia.

“Nelle Marche ad esempio – ha dichiarato Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di Archeoclub d’Italia da poco riconfermato – stiamo restaurando, grazie alla sede di Morrovalle l’importante Fonte FONTE DEL COPPO in contrada del Coppo. Ancora nelle Marche, a Fano, abbiamo restaurato il dipinto “TRE SANTE” proveniente dalla chiesa di Santo Stefano di Castelsantangelo sul Nera, in provincia di Macerata, gravemente danneggiato dal terremoto del 2016. 

Ed è in corso un importante restauro degli affreschi presso la più antica Chiesa di Formello, nel Lazio, sempre ad opera della sede locale di Archeoclub d’Italia”.

Redazione

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