Fonte: Moliseinvita, autore Maria Vasco
Ogni piatto ha la sua origine si sa, antica o moderna che sia, ma quella de “i ciufl du séppulch” (i cavatelli del sepolcro) di Montorio nei Frentani, piccolo paese in provincia di Campobasso, dalle fondazioni antichissime, circondato dall’alto dei suoi 654 m s.l.m. da dolci colline, è davvero una storia emozionale, stretta com’è al senso di appartenenza che lega la popolazione al paese e al sentimento di fede per Dio.
Non solo un semplice primo piatto dunque, ma un cibo che grazie alla sua preparazione ben simboleggia il rapporto con il divino prima della domenica della Resurrezione. E vi raccontiamo perchè un piatto così povero e nello stesso tempo gustoso, preparato in casa con ingredienti naturali e modesti come è tipico nel Molise, accompagna le tavole di Montorio nei Frentani nei giorni pre-pasquali.
Intriso del significato di preghiera entra nei cuori degli abitanti per condividere la tradizione cristiana durante il Giovedì Santo.
Ce ne parla con piacere il sindaco del paese Pellegrino-Nino Ponte svelando storia, ricetta e usanze dalle sue origini a oggi.
Durante i giorni che precedevano la Settimana Santa il sagrestano della chiesa del paese di Santa Maria Assunta – Costanzo De Simone – era solito raccogliere dalle famiglie dei fedeli offerte particolari, consistenti cioè in semplici ciotole e sacchetti pieni di farina fino a raggiungerne il peso tra i settanta e cento chilogrammi.
La “missione” era quella di invitare le donne del paese a trasformare tutta la farina in ciufl du séppulch (cavatelli del sepolcro), primo piatto già tipico del Molise, nei giorni che anticipavano il Giovedì Santo.
Il metodo e la ricetta per realizzarlo era questo: impastare la farina con acqua; lasciare a riposo per circa 30 minuti; allungare la pasta su di una spianatoia di legno con un matterello preparando una sfoglia non molto sottile; tagliarla a listarelle e dopo a pezzetti di circa quattro centimetri; “cavare” facendo pressione tirando sulla spianatoia ogni pezzetto con tre o quattro dita.
La pasta viene cotta per pochi minuti e condita con un soffritto di olio extravergine di oliva, aglio e abbondante peperoncino, questo deve essere piccante e dolce (messo a fuoco spento, in modo da fare assumere al piatto una colorazione rosso vivo per richiamare il Sangue versato da Gesù sulla Croce). Appena preparata, veniva offerta nella casa del sagrestano ai fedeli che uscivano dalla chiesa vicina, dopo la messa vespertina “in Coena Domini”. La celebrazione dava inizio al Triduo pasquale insieme alla lavanda dei piedi e la legatura delle campane con le funi prima che ci si recasse all’Adorazione del SS. Sacramento (la c.d. “ Visita ai Sepolcri ”).
Anche se nelle famiglie del paese la tradizione è stata e continua ad essere sempre viva, l’ultima volta, come evento sociale, accadde quasi sessant’anni or sono, prima che il sagrestano della chiesa collegiata di Santa Maria Assunta di Montorio nei Frentani emigrasse in Canada a metà del 1960.
Dare continuità alle tradizioni segna per ogni paese una traccia indelebile di valore umano e culturale mentre offre ricchezza di patrimonio immateriale alle nuove generazioni. Un contributo necessario per creare Valore!
Fonte: Moliseinvita, autore Maria Vasco
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